Tutta un’altra Musica!

Tra gli studi sulle emozioni musicali, meritano particolare attenzione quelli sull’autismo e sulla sindrome di Williams: due condizioni generalmente associate al ritardo mentale, ma caratterizzate in un caso dalla presenza di notevoli doti musicali e nell’altro da un’insolita capacità di godere della musica. In particolare, tra gli autistici ci sono autentici bambini prodigio dal punto di vista musicale, anche se tanti altri detestano la musica e non sopportano qualcuno che suoni vicino a loro. I bambini con la sindrome di Williams, invece, non sono più dotati ma sono sempre felicissimi di sentire musica, cantare e ballare. Questi due casi di bambini sono molto diversi tra loro soprattutto perché gli autistici sono distaccati, fuggono la socialità, non comunicano i loro sentimenti e non sanno capire quelli degli altri, mentre quelli con la sindrome di Williams sono chiacchieroni, socievolissimi e amano stare in mezzo alla gente. Questi ultimi interpretano la musica da un punto di vista emotivo e ne godono in modo particolare proprio per la loro esuberante emotività. L’apprezzamento della musica nei bambini autistici, invece, ha ragioni più misteriose, forse legate alla ripetitività di certi stimoli, ma non di certo alla loro capacità di emozionare. Gli autistici prodigi della musica, i cosiddetti savants musicali, sarebbero capaci di suonare con tanta abilità ma sostanzialmente in modo meccanico, senza suscitare in loro alcuna emozione. Quindi le loro doti tecniche per la musica non sono accompagnate da analoghe doti emotive.

Studiare le emozioni risulta sempre molto difficile, tuttavia le varie osservazioni vanno a supporto del legame tra musica e socialità, proprio perché alla capacità di godere della musica si può accompagnare la capacità di avere buone relazioni sociali e di vivere bene con gli altri.
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….Il colore delle Note 

Secondo alcuni studi, gli autistici presentano spesso uno strano fenomeno, in verità non raro nemmeno fra la popolazione generale, che si chiama sinestesia. La sinestesia è la fusione di più sensi, o la contaminazione di un senso con u
n altro, nel percepire la realtà. Quando la sinestesia è pura, capita di sentire una musica e vedere un colore o una forma geometrica. Per un sinestesico, ciascun suono è associato ad un colore o ad un sapore. Oggi sappiamo che il cervello di una persona sinestesica, quando riceve uno stimolo si attiva in modo caratteristico. Quando un sinestesico ascolta una musica, oltre a tutte le aree cerebrali  che si attivano normalmente, in lui si accendono anche quelle della visione, del gusto o dell’olfatto. Il motivo sarebbe un’incompleta maturazione delle connessioni nervose del cervello. Da piccoli, i nostri neuroni sono moltissimi e formano tra loro delle connessioni: probabilmente in questa fase avviene anche la separazione dei diversi sensi, che nei sinestesici, per qualche motivo, non avviene in modo completo. Dalla sinestesia, però, pare ci sia solo da guadagnare. Il fenomeno, infatti, è associato ad una particolare creatività. Tra i sinestesici più famosi vi è George Gershwin, che titolò la sua Rapsodia in Blu perché per lui quella musica era davvero blu. Anche il pittore sinestesico Kandinskji sosteneva che pittura e musica fossero espressioni perfette, astratte ed essenziali, capaci di emozionare senza bisogno di intermediari. Non a caso intitolava i suoi quadri Improvvisazione o Composizione.

Esiste anche la sinestesia suoni-odori. E’ grazie alla sinestesia del più grande profumiere della storia, Septimus Piesse, che ancora oggi parliamo di “nota di fondo” di un profumo. Per Piesse esisteva un’ottava dei profumi proprio come l’ottava musicale, dove la combinazione tra gli odori poteva creare consonanze inebrianti o dissonanze sgradevoli, ovvero terribili puzze!!

Oltre alla sinestesia, c’è anche un altro caso in cui la musica si infila nel cervello senza passare dalle orecchie. Sono le allucinazioni musicali, per cui si sentono cori, bande e intere orchestre del tutto inesistenti. Come tutte le allucinazioni, si tratta di percezioni che però il soggetto avverte come assolutamente reali, tanto che, le prime volte, chi le sente tende a cercare una radio accesa o suppone una festa nelle vicinanze. Le allucinazioni musicali sono rare e tendono a comparire in persone con malattie cerebrali particolari o che sono diventate con il tempo un po’ dure di orecchio. Osservando il cervello di un paziente durante un’allucinazione, si vede che si attivano le stesse zone di un qualunque cervello che ascolta musica, con un’unica eccezione: durante le allucinazioni, i soggetti non ricevono alcun stimolo acustico reale. L’ipotesi è che il cervello risponda ad una serie di impulsi caotici, i quali vengono prima interpretati come suoni e poi rilanciati alle aree custodi della memoria musicale, attribuendogli una melodia familiare. Questo spiegherebbe anche perché il fenomeno avvenga in persone con l’udito debole, in cui nessun segnale sonoro reale può coprire l’allucinazione. Diversi compositori del passato hanno avuto a che fare con le allucinazioni musicali. Primo fra tutti Beethoven, ma si racconta anche di Schumann, che sosteneva di scrivere sotto dettatura del fantasma di Schubert.

 

Tratto da “Perché ci Piace la Musica” di S. Bencivelli.

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